Primula sì, Primula no? Il Vaccination Day del 27 dicembre 2020 è passato ormai da un po’, e delle famose Primule non c’è neanche l’ombra. Nemmeno un petalo, un gambo, niente.
I padiglioni progettati da Stefano Boeri per la terza e la quarta fase della campagna vaccinale italiana si rifanno al primo fiore che spunta dopo il gelo invernale. Una rappresentazione che indica la forza di uscire vincitori dalle avversità. Un simbolo perfetto. Ma un simbolo è sempre perfetto, quasi mai reale. Eppure, di questo ora l’Italia ha bisogno: realtà, concretezza, metodo.
Le critiche alle Primule
Non appena verranno vaccinati i soggetti più deboli nei punti di somministrazione previsti, se ne aggiungeranno altri decisi dalle regioni. A questi si sommeranno anche le Primule, conferma Arcuri, per le quali sono giunte 4 proposte per la costruzione. A breve, infatti, sarà diffusa la graduatoria degli operatori economici incaricati di allestire le opere nel più breve tempo possibile. Il piano va avanti, dunque, anche se il progetto firmato Boeri suscita qualche dubbio, a cui ora si aggiungono critiche di inadeguatezza dagli esperti del settore.
Il “nemico” numero uno delle Primule è il professore Carlo Quintelli del Politecnico di Torino, che indica come alternativa altri possibili hub vaccinali già presenti sul territorio: padiglioni fieristici, sale civiche, palestre. Tutti contenitori già fatti e finiti, pronti per essere “attivati”. In effetti, l’energia elettrica, il riscaldamento, la sicurezza costano. Perché, quindi, investire in un edificio ex novo quando ne esistono di già disponibili?
Le possibili alternative
Gli inglesi, per le vaccinazioni, hanno utilizzato anche la Cattedrale di Salisbury. Proprio così: l’appello del governo a dare una mano è stato raccolto perfino dal mondo ecclesiastico. Chiesa nazionale anglicana in primis. Si tratta di un messaggio potente, sicuramente più del messaggio di fiducia e serenità che dovrebbero evocare le Primule. Ma la Cattedrale di Salisbury è anche un simbolo efficiente, perché al suo interno si prevede di vaccinare circa 3mila persone in una settimana.
Numeri alla mano, le potenziali somministrazioni nelle Primule non sono distanti dalla quantità di quelle inglesi. Nelle sei postazioni vaccinali offerte dal padiglione di Boeri i pazienti potrebbero essere vaccinati ogni 15 minuti. Ne derivano 24 somministrazioni ogni ora. Per 24 ore, si arriverebbe a quasi 580 al giorno. Se in un padiglione fieristico già esistente, però, si allestissero 30 postazioni, ne sarebbero garantite più di 2.800 in una sola giornata. Con minori spese annesse.
Pur apprezzando il lavoro – gratuito – fatto da Boeri, non è possibile che il Commissario Arcuri, i tecnici in carica, gli addetti ai lavori non abbiano considerato tutte le alternative possibili per quanto riguarda la campagna vaccinale, il tema attuale di massima importanza. Insomma, le Primule sembrano concepite più come simbolo di fiducia verso il futuro che come progetto pratico in grado di dare le risposte di cui gli italiani hanno bisogno. E oggi non serve un simbolo, ma una funzione ben svolta.