Architettura naturale, materiali green, eco-costruzioni, edilizia bioecologica… sono tanti i concetti che ruotano attorno al mondo della casa ecologica. Non si tratta solo di vivere in un ambiente sano e confortevole, ma di scelte che implicano attenzione a numerosi aspetti: da quello ecologico in primis, a temi di ordine economico, estetico e sociale. Perché se è vero che il modello del business as usual non è più sostenibile né per il Pianeta né per l’uomo, allora ripensare la casa e i materiali in un’ottica green può diventare un ulteriore tassello del cambiamento a cui siamo chiamati, non solo come consumatori.
Definizione di bioedilizia
Per capire un po’ meglio il concetto di bioedilizia, ci viene in aiuto l’IBN (Institut für Baubiologie + Nachhaltigkeit), istituto tedesco che si dedica proprio alla diffusione della cultura su bioedilizia e sostenibilità. Recentemente l’istituto ha elaborato un vademecum di 25 principi che definiscono in maniera molto dettagliata cosa vuol dire costruire in ottica naturale.
Secondo la tabella pubblicata sono cinque i macro-elementi da gestire per una casa ecosostenibile: il clima interno; i materiali edili e gli arredi; la forma degli ambienti e l’architettura; gli ambienti, l’energia e l’acqua; infine gli spazi di vita eco-sociali.
In una situazione ideale bisognerebbe soddisfare tutte le condizioni, ma questo non è sempre possibile. Anzi, quasi mai. Perché non ci sarà mai una casa uguale all’altra e un contesto uguale a un altro. A determinare le scelte progettuali concorrono infatti numerosi elementi, come il luogo in cui è ubicata la costruzione, il clima, le risorse naturali disponibili, il contesto economico e culturale. Quindi non resta che adattare i parametri elencati dall’IBN alle singole situazioni.
Materiali per la bioedilizia
Tra i principi fondanti della bioedilizia c’è l’attenzione ai materiali e alle tecnologie impiegate nella costruzione degli edifici, che devono essere meno impattanti possibili sulle risorse naturali e privi di sostanze nocive come colle, Voc (composti organici volatili), formaldeide, oltre a offrire una buona regolazione dell’umidità presente all’interno degli ambienti e il loro isolamento termico e acustico.
Canapa
Tra i materiali più riconosciuti nell’ambito delle costruzioni di bioedilizia c’è la canapa. Utilizzata nelle costruzioni soprattutto sfruttando il canapulo, cioè la parte interna dello stelo, opportunamente trattata e trasformata in granuli, viene impiegata per realizzare mattoni, inerti per intonaci, sottofondi e isolanti. La canapa possiede ottime qualità in termini di regolazione dell’umidità negli ambienti, favorendo la traspirazione dei muri, l’isolamento termico e acustico, oltre che una buona resistenza al fuoco.
Nonostante in Italia l’industria delle costruzioni e il mondo della progettazione si siano decisi con un certo ritardo rispetto ad altri paesi sull’utilizzo della canapa in edilizia, oggi nel nostro Paese sono oltre 500 le costruzioni che impiegano la canapa come elemento progettuale, e sono diverse le filiere industriali nate a questo scopo.
La più famosa è forse l’esperienza pugliese che ha avuto un ruolo da protagonista nella realizzazione del progetto Casa di Luce, un complesso di 60 appartamenti a Bisceglie, vincitore del premio Green Building Solution Award 2016 e CasaClima Award 2017, e che oggi è alle fasi finali di un altro progetto realizzato interamente in canapa: Case di luce nel verde. Oltre all’importanza dei progetti portati a termine, un altro punto a favore di questa esperienza è il fatto che le aziende coinvolte sono riuscite a chiudere il cerchio della filiera, creando una sorta di chilometro zero della canapa, che viene prodotta a pochi chilometri di distanza, a Cerignola.
E continuano a nascere nuove realtà: come la società toscana Canapafiliera in partenza proprio quest’anno, che ha l’obiettivo di trasformare le paglie di canapa industriale in canapulo per la calce-canapa e in fibra macerata per pannelli termoisolanti e fonoassorbenti, e per i mercati del tessile e della carta.
Quello della canapa per la bioedilizia è quindi un mercato dinamico, che sta crescendo e trova interessanti realizzazioni in tutto il mondo e in Europa. Nel libro Costruire con la «Canapa. Cantieri, tecniche e filiere in Europa» (2019), pubblicato da ANAB – Associazione Nazionale Architettura Bioecologica se ne possono trovare numerosi esempi, sia come edifici pubblici che come case singole.
Terra cruda
Di terra cruda si è tornato a parlare recentemente grazie a Tecla, la prima casa stampata interamente in 3D con materiali naturali, progettata da Mario Cucinella Architects e ingegnerizzata da Wasp. Quest’ultima era già salita alle cronache qualche anno fa grazie a Gaia, la prima casa 3D in terra cruda: utilizzata come legante per la miscela che costituisce le murature, la mescola di terra – composta per il 30% da argilla, il 40% da limo e il 30% sabbia – vede l’impiego anche di altri materiali naturali come paglia e lolla di riso e la calce idraulica.
A base di argilla e inerti naturali, la terra cruda è un materiale adatto per realizzare mattoni, massetti e riempimenti, intonaci e finiture. Impiegata fin dall’antichità per realizzare costruzioni in tutto il mondo, la terra cruda è tornata alla ribalta anche in bioedilizia grazie alle sue proprietà: priva di additivi chimici, è in grado di regolare in modo naturale il microclima interno, assorbendo l’umidità e il calore in eccesso per restituirlo quando necessario. Inoltre è un materiale di grande impatto estetico, che ben si abbina con i trend dell’architettura contemporanea.
A causa delle sue caratteristiche di porosità, viene spesso mescolata con paglia, fibre naturali o leganti, come la calce, per fornire maggiore resistenza meccanica, all’abrasione e all’acqua.
Paglia
Quando pensiamo a una casa di paglia, ci vengono subito in mente i tre porcellini. Benché nella favola il lupo riesca ad averla vinta, spazzando via la costruzione in un soffio, nella realtà non avrebbe trionfato così facilmente.
Questa tipologia di costruzioni infatti utilizza la paglia solo come materiale di tamponamento, mentre la struttura portante vera e propria resta in legno (l’unico metodo costruttivo in cui le balle di paglia sono anche portanti è il cosiddetto metodo “Nebraska”, che però in Italia è illegale).
Compressa in blocchi per realizzare veri e propri mattoni, la paglia viene poi rifinita con intonaci di calce o terra cruda. Le pareti così realizzate mantengono un’elevata traspirabilità e un elevato isolamento termico e acustico.
A differenza di quanto si possa pensare, inoltre, la paglia non produce allergie (come invece fanno erba e fieno), è inattaccabile da parassiti e, una volta intonacata, è al riparo anche da eventuali piccoli animali che possono trovarvi rifugio. Infine è resistente alle alte temperature in caso di incendio ed è molto resistente dal punto di vista sismico.
Bioedilizia e natura: i nuovi materiali
Il mondo delle costruzioni continua a innovarsi e le aziende sono al lavoro per realizzare materiali sempre più tecnologici e green. Mentre in Spagna i ricercatori stano studiando le possibilità di utilizzare i noccioli di oliva calcinati come aggregati leggeri e argilla espansa, in Italia l’imprenditore Giangavino Muresu ha aperto la start up Milk Brick che produce mattoni e calcestruzzo a impatto idrico zero realizzati con latte di scarto.
Intanto in America c’è chi studia e realizza prodotti sfruttando le opportunità derivanti da miceli dei funghi, anche se del progetto-pilota Greensulate – che prevedeva la produzione di materiali isolanti alternativi a quelli plastici – non c’è più traccia da qualche anno.
E se invece si utilizzassero i batteri? I ricercatori dell’università del Colorado a Boulder hanno dato vita a mattoni a base di sabbia, idrogel e batteri Synechococcus.
Attraverso la fotosintesi, questi microbi sono in grado di produrre carbonato di calcio, con un processo simile a quello alla base della formazione delle conchiglie. Il risultato è un materiale mineralizzato con un comportamento simile a quello di una malta indurita, e in grado di autoriprodursi. In presenza di umidità sufficiente, infatti, i batteri continuano a crescere all’interno del mattone, rendendo possibile un tipo di produzione esponenziale.
Vantaggi e svantaggi delle case in bioedilizia
Una casa in bioedilizia sfrutta materiali ecologici, spesso derivanti da scarti industriali, o di facile reperibilità, che possiedono numerosi vantaggi dal punto di vista del comfort e del benessere abitativo. Inoltre, proprio per il fatto di essere costituita da materiali naturali, l’abitazione può essere “riciclata”, andando a limitare al minimo il proprio impatto ambientale e innescando un processo virtuoso di economia circolare.
Considerando invece gli svantaggi, una casa in bioedilizia può avere costi di realizzazione superiori rispetto a una casa tradizionale, che verrebbero però ammortizzati nel corso degli anni, grazie anche al risparmio generato sui consumi energetici. Guardare al futuro con occhi nuovi e scegliere una casa green imporrebbe inoltre uno sforzo maggiore non solo dal punto di vista economico, ma anche in termini di tempo, da investire nella ricerca di imprese, tecnici e maestranze qualificate in architettura sostenibile.
In ogni caso il Pianeta ci ha messo di fronte alla necessità di un cambiamento e la pandemia mondiale che stiamo attraversando ne è solo un segnale allarmante. In questo scenario la bioedilizia può rappresentare uno dei tasselli che vanno a comporre il puzzle di un mondo alternativo. Le soluzioni ci sono e la tecnologia ci pone davanti a risultati sorprendenti, rendendo sempre più evidente che un modello economico diverso è attuabile.