Si chiama HEPF (hydrophilically enhanced photothermal foam) ed è tutta made in Italy questa particolare spugna in grado di recuperare l’acqua potabile. A realizzarla, un team di ricercatori guidati da Despina Fragouli del gruppo Smart Materials dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (IIT).
La spugna “miracolosa” dell’IIT
Si tratta di una spugna multistrato contenente grafite espansa – un particolare materiale minerale – che permette di recuperare e di rendere potabile l’acqua marina. Ma non solo, perché la spugna è stata progettata anche per il recupero dell’acqua dall’umidità dell’aria.
Ma come funziona? Questa “miracolosa” invenzione è fototermica: vuol dire che la sua attività è possibile grazie alla luce del sole. Leggera e galleggiante, riesce a generare acqua potabile da fonti come mare e umidità atmosferica, sfruttando il riscaldamento solare. Può assorbire una grande quantità di liquido recuperandolo attraverso l’evaporazione veloce già alla temperatura di 29 gradi.
Il metodo di utilizzo della spugna è estremamente efficiente. Il suo impiego, infatti, comprende diversi cicli di raccolta ed è in grado di rimuovere più del 90% dei residui, fornendo un’acqua pronta da bere.
Acqua potabile: è ancora emergenza
Un progetto importante che consentirebbe – o almeno così si spera – di debellare definitivamente il problema della mancanza di acqua potabile in tante zone del mondo. Problema che ad oggi vanta ancora un carattere emergenziale. Secondo l’Onu, infatti, sono 2 miliardi le persone che non hanno la possibilità di usufruire di questo prezioso elemento.
La spugna, con il suo particolare sistema di raccolta, è pensata per essere facilmente trasportabile nelle zone aride, nei territori colpiti da catastrofi e nei Paesi che presentano un’elevata concentrazione di umidità, ma una scarsa presenza di acqua.
Il lavoro dei ricercatori, però, non è ancora finito. Ora l’obiettivo è quello di continuare a migliorare le prestazioni della spugna per trasformarla in una soluzione concreta ed economica.