Negli ultimi tempi anche il settore finanziario ha acquisito piena consapevolezza green; consapevolezza che trova massima espressione nel concetto di finanza sostenibile.
Il concetto si inserisce all’interno del quadro dell’Agenda 2030 per contrastare il cambiamento climatico. In questo senso, la finanza sostenibile mira a unire profitto economico e salvaguardia dell’ambiente.
Anche se apparentemente distanti, finanza e sostenibilità sono concetti che non possono escludersi a vicenda. Il cambio di rotta verso un mondo sostenibile, infatti, deve partire anche dal motore del mondo stesso: la finanza, appunto.
Finanza sostenibile: perché investire nel green?
Con la finanza sostenibile, quindi, la nozione di sviluppo sostenibile si applica alle attività finanziarie. E l’obiettivo diventa quello di creare valore nel lungo periodo, indirizzando capitali verso attività che tengono in considerazione la salute dell’ambiente.
Già da tempo le tematiche ambientali sono recepite dagli investitori che sanno di non poter più scindere il futuro del pianeta dal ruolo che la finanzia ha nel sistema economico e nella quotidianità delle persone. Investire nel green può essere utile alla collettività, agli investitori e alle imprese. La finanza sostenibile, infatti, si inserisce come strumento fondamentale nell’ambito del Green Deal europeo per raggiungere l’obiettivo dell’impatto climatico zero.
E ancora, orientare gli investimenti verso imprese a basso impatto ambientale può garantire, all’interno del quadro pandemico, una significativa ripresa sostenibile.
Non solo ambiente. La finanza sostenibile contribuisce a vantaggi pratici per aziende e investitori.
Le aziende hanno la possibilità di creare valore condiviso, raggiungendo nuovi modelli di business e, quindi, essere più competitivi rispetto alle aziende che rimangono legate ai vecchi modelli.
Per quanto riguarda gli investitori, questi possono sostenere le cause ambientali senza rinunciare alle opportunità degli investimenti.
Investire nella finanza sostenibile: strategie e strumenti
Il connubio finanza/sostenibilità può verificarsi praticando investimenti responsabili. Gli SRI (Sustainable and Responsible Investment) creano valore per l’investitore e per la società grazie ad una strategia di investimento orientata al medio-lungo periodo che integra alla gestione finanziaria i criteri ESG (Environmental, Social, Governance), disciplinati dall’ESMA- European Securities and Markets Authority.
Criteri ESG nel dettaglio
I criteri ESG, quindi, indicano le attività delle imprese collegate agli SRI e queste attività sono analizzate sia dal punto di vista finanziario sia da quello ambientale, sociale e di buona governance.
Questi i criteri nel dettaglio:
Enviromental – il criterio riguarda la lotta al cambiamento climatico. In questo caso, la sostenibilità delle imprese si traduce in efficienza dell’utilizzo delle risorse naturali (come acqua e aria), rispetto della biodiversità e controllo delle emissioni di CO2.
Social – il criterio contempla l’impatto sociale delle attività aziendali sulla collettività. Sono da rilevare il rispetto dell’uguaglianza e dell’inclusione da parte di un’azienda, il rispetto dei diritti umani, civili e lavorativi e adeguate condizioni di lavoro.
Governance – riguarda la parte amministrativa. Qui la sostenibilità di un’impresa è da rilevare in ambiti come la meritocrazia, le strategie di retribuzione e le politiche di diversità come ad esempio etnia, genere e altro.
L’impatto positivo delle imprese nel pieno rispetto di queste tre macro aree si certifica attraverso il rating ESG (o valutazione della sostenibilità). A effettuare le valutazioni sono delle agenzie specializzate che raccolgono i dati da documentazioni aziendali, sindacati e altro.
Green Bonds e tassonomie
Inoltre quando si parla di ESG non si può non menzionare i Green Bonds e le tassonomie. Con i primi ci si riferisce a strumenti finanziari impiegati per finanziare progetti volti al beneficio ambientale, mentre le tassonomie indicano strumenti di regolamentazione e di classificazione degli investimenti che impegnano i gestori finanziari a comunicare chiaramente le loro attività.
Green Bonds e tassonomie, infine, sono materia importante della nuova strategia UE per rendere il sistema finanziario europeo più sostenibile.
Strategie
Ci sono diverse strategie che consentono alle imprese di investimento di integrare nelle loro attività i criteri di sostenibilità. L’Eurosif, organizzazione paneuropea per gli SRI, ne sintetizza sette:
– Investimenti tematici. Investimento di capitali in determinati settori come quello delle energie rinnovabili.
– Investimenti best in class. Riguarda la scelta di aziende con performance ESG di primo livello.
– Screening degli investimenti. La strategia si rifà alla scelta di investire in imprese che assicurano il rispetto delle convenzioni ONU.
– Esclusioni. Si tratta di escludere dagli investimenti quei settori considerati non etici: armamenti, tabacco ecc.
– Integrazione delle ESG nell’analisi finanziaria. Come abbiamo già visto, questo porta ad affiancare alla tradizionale analisi finanziaria anche i criteri ESG.
– Coinvolgimento. In questo caso si parla di ruolo attivo dell’investitore che si traduce nella sua partecipazione alle scelte ambientali, sociali o di governance di un’azienda, attraverso il dialogo con il management. Un processo che promuove partecipazione e divulgazione.
– Impact investing. L’impatto dell’investimento deve generare valore finanziario, ma anche risultati ambientali e sociali positivi e misurabili.
La finanza sostenibile in numeri
Secondo la ricerca ‘GreenItaly 2020. XI Rapporto sulla Green Economy in Italia’, di UnionCamere e Fondazione Symbola, le imprese orientate alla sostenibilità sono più performanti e negli ultimi anni sono cresciute, segnando un +7% in fatturato e occupazione e un + 10% nell’export.
A livello mondiale, la Global Sustainable Investiment Alliance, parla di netto cambiamento di mentalità in tema di finanza sostenibile. Dall’ultimo rapporto intitolato Global Sustainable Investment Review 2020, la crescita di investimenti sostenibili è significativa soprattutto negli Stati Uniti dove sono localizzati investimenti sostenibili globali pari a 48% e in Europa con un 34% di investimenti localizzati.
E l’Europa è destinata a guidare le emissioni di Green Bolds nel 2022. Il gestore olandese NN Investment Partners prevede, infatti, un tasso di crescita del 25% a 500 miliardi di euro rispetto al 2021. In testa alle emissioni sarà l’Europa con 250 miliardi di euro da emettere nei prossimi 5 anni e mezzo per sostenere il piano fiscale Next Generation EU.
Gli aspetti negativi
Non ci sono solo numeri positivi e prospettive rosee legate agli investimenti sostenibili.
Secondo l’analisi condotta da InfluenceMap, più di due terzi di fondi climatici non sono allineati con quanto stabilito dall’Accordo di Parigi.
Si parla di ben 723 fondi climatici che gestiscono oltre 330 miliardi di dollari di asset. Inoltre, la maggior parte continua a includere titoli legati alla catena del valore delle energie fossili. Questi dati mostrano, confermando quanto emerso nell’ultima COP, grande difficoltà nell’abbracciare la decarbonizzazione.
Un altro aspetto negativo riguarda la scarsa informazione relativa alla finanza sostenibile. Secondo un sondaggio condotto da UBS, solo il 41% dei partecipanti conosce dettagliatamente gli investimenti sostenibili, mentre gli altri hanno scarse conoscenze in materie e, quindi, meno probabilità di prenderli in considerazione in futuro.
Verso il cambiamento
Problematiche a parte, molte cose stanno già cambiando. La sostenibilità è ormai una priorità che interessa numerosi settori. Sempre più realtà imparano a mettere in primo piano il benessere del pianeta, anche quando si parla di profitto. Lo sa bene il Forum della finanza sostenibile che forma e informa sugli investimenti sostenibili.
Lo sa bene anche Ener2Crowd, piattaforma italiana di energy crowdfunding, che con Elon ha iniziato una collaborazione per la promozione dell’informazione green.