Nella messa in atto della transizione green gioca un ruolo importante anche la digitalizzazione. Le nuove tecnologie, infatti, sono una grande risorsa per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dal Green Deal europeo. E mentre l’Europa ha capito fin da subito lo stretto rapporto tra digitalizzazione e transizione ecologica, l’Italia inizia ora a muovere i primi passi.
Ciononostante i vantaggi del digital nella corsa contro il cambiamento climatico sono sempre più rivalutati e a illustrarli molto bene è anche la Fondazione per lo sviluppo sostenibile con la Relazione sullo stato della Green Economy del 2021.
Il ruolo della digitalizzazione
Nella relazione si legge: “Un maggiore e migliore utilizzo della digitalizzazione è indispensabile per realizzare i cambiamenti decisivi della transizione ecologica”. Ma in che modo il digital favorisce la transizione? Edo Ronchi – Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – spiega che la digitalizzazione permette di controllare e massimizzare l’efficienza energetica degli impianti, di migliorare l’efficienza dei sistemi di illuminazione, di valorizzare le risorse energetiche recuperabili dal territorio e di adeguare le infrastrutture di distribuzione elettrica alla crescente elettrificazione dei consumi domestici.
Ma non solo, i benefici della digitalizzazione possono interessare lo sviluppo di un’economia circolare; la realizzazione delle green city e l’evoluzione di un’agricoltura più sostenibile.
La digitalizzazione per un’economia circolare
La digitalizzazione può favorire un’economia circolare applicandosi alle diverse sue fasi:
Fase dell’eco-progettazione. L’impiego di determinate tecnologie nella fase di progettazione di un prodotto e/o di un servizio può ridurne l’impatto ambientale. L’eco-progettazione si basa sull’approccio ‘ciclo di vita’, considerando le relazioni che intercorrono tra un prodotto e l’ambiente nelle diverse fasi della sua vita: reperimento materie prime, manifattura, packaging, distribuzione e uso.
Fase di produzione. La digitalizzazione permette un impiego efficiente di materiali attraverso sistemi di misurazione della lavorazione e attraverso la tracciabilità delle materie prime.
Fase di consumo. In questa fase la digitalizzazione facilita la consultazione di etichette grazie all’utilizzo di strumenti elettronici adatti come i passaporti dei prodotti che forniscono ai consumatori e alle industrie tutte le informazioni sull’origine dei prodotti e sulla loro composizione.
Fase del rifiuto. Le tecnologie sono utili per il riutilizzo dei prodotti. Software sempre più specifici, infatti, aiutano a sviluppare sistemi per il riutilizzo e il riciclo.
Inoltre, come rende noto la Commissione Europea, la digitalizzazione può favorire l’efficienza energetica e le prestazioni in termini di economia circolare del settore delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) dalle reti a banda larga ai centri di dati. Nello specifico è possibile rendere i centri dati e le infrastrutture TIC più efficienti grazie anche al riutilizzo di energie di scarto e allo sfruttamento di fonti rinnovabili.
Alla base delle green city
La digitalizzazione è alla base delle green city. L’insieme di reti di informazioni e di distribuzione dell’energia elettrica aiutano i cittadini a gestire i consumi energetici; mentre l’impiego di impianti sempre più smart come ad esempio contatori più tecnologici facilitano il monitoraggio della qualità dell’acqua e la verifica di possibili perdite. I comuni possono incentivare l’utilizzo di app per garantire ai cittadini informazioni e aggiornamenti costanti.
Le nuove tecnologie garantiscono anche un nuovo modo di spostarsi: i già noti monopattini e le biciclette elettriche favoriscono movimenti a zero emissioni; mentre il car sharing elettrico – l’utilizzo di un veicolo su prenotazione tramite applicazione – si propone sempre più come un servizio di mobilità pratico ed ecologico.
Una nuova agricoltura
Con la digitalizzazione l’agricoltura si evolve in quella che viene definita agricoltura 4.0. Le nuove tecnologie permettono di aumentare la produttività agricola in maniera sostenibile; attraverso una serie di strumenti e strategie, l’agricoltore è in grado di ottimizzare la gestione delle risorse, di calcolare il fabbisogno idrico per evitare sprechi e di prevenire eventuali malattie che possono colpire il raccolto. Inoltre, l’agricoltura 4.0 attraverso il sistema di tracciabilità può garantire il consumo di alimenti sicuri e di qualità.
A questo proposito, già nel 2020, la Coldiretti firma insieme a Tim e Bonifiche Ferraresi l’accordo per la digitalizzazione agricola con lo scopo di applicare soluzioni innovative nelle zone rurali.
Inoltre l’accordo trova massima espressione nel programma Operazione Risorgimento Digitale che ha lo scopo di diffondere in tutto il Paese la cultura digitale impiegata nel settore, attraverso seminari e corsi di formazione per gli associati Coldiretti.
Impiegare correttamente la digitalizzazione
Va ricordato che lo sviluppo della digitalizzazione può causare un aumento di consumo energetico. Secondo i dati stilati dalla Commissione Europea , in riferimento al periodo 2020, il consumo del settore delle TIC rappresenta il 9% della domanda mondiale di elettricità e più del 2% delle emissioni globali di gas a effetto serra. È, quindi, necessario adottare soluzioni sostenibili per massimizzare l’efficienza energetica nel pieno rispetto dell’ambiente; e in questo senso è molto importante l’utilizzo delle fonti rinnovabili.
Ma la Commissione Europea fa sapere che le nuove tecnologie – impiegate correttamente – possono contribuire a una riduzione delle emissioni pari a sette volte quelle prodotte dal settore delle TIC e ad una riduzione del 15% delle emissioni globali.
La digitalizzazione in Italia
In Italia è il PNRR (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) a ridefinire gli obiettivi del digital e della transizione green. E anche se molto indietro rispetto agli altri Paesi europei, lo Stivale sembra pronto a impegnarsi per attuare il processo di digitalizzazione.
L’impegno è dimostrato dai provvedimenti che – integrandosi con il programma del PNRR – si concentrano sulla digitalizzazione e la transizione ecologica. Tra questi c’è la Legge di Bilancio 2022 che presenta il Piano Transizione 4.0 con il quale si riconoscono crediti d’imposta alle imprese italiane che investono in beni strumentali, digitali, in ricerca e innovazione, in formazione e digitalizzazione.
E lo scorso febbraio, Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha istituito un nuovo regime di aiuti per sostenere con 678 milioni di euro gli investimenti delle PMI nella realizzazione di progetti innovativi legati a tecnologie 4.0, economia circolare e risparmio energetico. A questo si aggiungono anche gli incentivi volti a potenziare le startup: “Il Governo – ha dichiarato Giorgetti – è impegnato a stimolare il potenziale di innovazione che startup e PMI innovative possono generare a supporto della trasformazione delle filiere nazionali, nel quadro della doppia transizione digitale ed ecologica. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrà un ruolo fondamentale in questo ambito”.
L’Italia può fare di più
Con il PNRR l’Italia mette sul campo una lunga serie di iniziative e incentivi per favorire la transizione green e la digitalizzazione. Ciononostante una critica è inevitabile. Come afferma Ronchi – ma anche altri esperti – l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, affronta gli obiettivi digital e di sostenibilità come due ambiti separati.
In generale si rimanda la spinta alla digitalizzazione per aumentare le connessioni tra persone e idee, per implementare la relazione tra tecnologie e industrie. Il Paese fatica ancora a sviluppare iniziative che interessano lo stretto rapporto tra transizione e digitalizzazione, i vantaggi della digitalizzazione nella transizione ecologica. In questo senso l’Italia può sicuramente fare di più.