Torna a far parlare di sé la proposta di individuare un unico sito per il deposito nucleare in Italia. Negli scorsi giorni, infatti, è stata pubblicata una mappa sulla quale sono state indicate le località che hanno maggiori probabilità di ospitare i 33 mila metri cubi di rifiuti radioattivi presenti nel Paese.
Dove e quando potrebbe essere edificato il deposito per le scorie nucleari?
I siti selezionati in Italia sono 67 e sono suddivisi tra molte regioni, sia nel Settentrione sia nel Meridione. Le zone ritenute migliori si trovano distribuite tra il Lazio e il Piemonte. In particolare, sono stati individuati due possibili siti in provincia di Torino e cinque in provincia di Asti. La candidatura del Piemonte è inoltre rafforzata dalla grande presenza di scorie nucleari nella provincia di Vercelli.
Nel Lazio, invece, tutti e cinque i luoghi ipotetici sono situati in provincia di Viterbo. Secondo i calcoli della Sogin (la società pubblica di gestione del nucleare), il deposito dovrebbe entrare in attività nel 2029 e funzionare per circa quarant’anni.
Cosa ne pensano i cittadini?
Ovviamente, la reazione dei cittadini è stata negativa. Del resto già in passato si era avuto un duro scontro in materia, che ha portato alla chiusura delle centrali nucleari in Italia attraverso due referendum.
In questo caso molti sindaci pugliesi hanno espresso il proprio malcontento per l’inclusione tra i siti idonei delle località di Gravina, Altamura e molti altri Comuni limitrofi. Allo stesso modo anche la Basilicata e la Sardegna stanno protestando contro questa possibile scelta.
Quali sono i vantaggi nella costruzione di un nuovo deposito?
Osservando la questione da un punto di vista tecnico la creazione di un deposito nucleare appare estremamente conveniente. Come affermato anche da Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente, la nuova costruzione garantirebbe un livello di sicurezza maggiore rispetto all’attuale sistema di distribuzione delle scorie, raccolte in circa venti siti separati. In questo modo sarebbe possibile uno smaltimento in sicurezza, limitando eventuali incidenti.
Come sarà organizzato il deposito e quali saranno i costi?
La proposta comprende la costruzione di un deposito nazionale e di un “parco tecnologico”. Il deposito si estenderà per circa 110 ettari e il parco per 40.
Il costo stimato per queste operazioni è di 900 milioni di euro. Il deposito sarà strutturato nel seguente modo: ci saranno “celle” in cemento armato che conterranno a loro volta dei moduli, anch’essi realizzati in calcestruzzo speciale. All’interno di questi ultimi verranno posti dei contenitori metallici per la raccolta dei rifiuti radioattivi già condizionati.
Il progetto resta difficilmente realizzabile in Italia, come sostenuto anche da Rossella Muroni, deputata Leu ed ex presidente di Legambiente. La morfologia, il rischio sismico e idrogeologico, ma anche la presenza di siti Unesco e aree protette rendono il Bel Paese un luogo dove non ci potrà mai essere un’ampia scelta di luoghi adatti e sicuri. Nonostante ciò, queste difficoltà possono e devono essere superate grazie al dialogo con gli enti locali e le associazioni preposte.