La cannabis non è più nella Tabella IV della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961, nel quale troviamo le sostanze “di valore medico e terapeutico estremamente ridotto.”
Tutto merito della Organizzazione delle Nazione Unite, che nel corso della Commissione droghe delle Nazioni unite (Cnd) – l’organo esecutivo per la politica sulle droghe – ha riconosciuto ufficialmente le proprietà medicinali della cannabis e ha accolto una raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che chiedeva di rimuovere la cannabis dalle sostanze nocive.
Un risultato storico – arrivato con un votazione di 27 stati membri contro 25, tra questi anche l’Italia ha espresso un voto positivo – che apre inevitabilmente a nuove frontiere nell’ambito della ricerca scientifica sulle proprietà mediche della cannabis. Non solo, sul piano politico, invece, potrebbe portare gli stati a favorire l’accesso alle terapie a base di cannabis o addirittura a riconsiderare la propria legislazione in materia.
Sull’argomento è intervenuto Marco Perduca, che per l’Associazione Luca Coscioni, attiva a livello internazionale a tutela del diritto alla scienza e alla salute, coordina la campagna ‘Legalizziamo!’.
A La Repubblica ha dichiarato: “La decisione di oggi toglie gli ostacoli del controllo internazionale, imposti dal 1961 dalla Convenzione unica sulle sostanze narcotiche, alla produzione della cannabis per fini medico-scientifici”.
E ha aggiunto: “Finalmente la scienza diventa un elemento fondamentale per aggiornare decisioni di portata globale, come quelle delle Convenzioni sulle droghe, non solo ai mutati scenari sociali e culturali ma anche alla luce del progresso scientifico”.