In principio fu il Bitcoin. E infatti, come spesso succede, nella vulgata comune il termine (bitcoin) si fa sineddoche e da parte va a indicare il tutto. Il tutto sarebbero le criptovalute. Anzi, il fantastico, infinito e oscuro mondo delle cryptocurrency.
Attualmente il mercato finanziario parallelo delle monete digitali ne conta migliaia: ad oggi, per l’esattezza, quella che rappresenta di fatto la Borsa delle criptovalute – ovvero il CoinMarketCap – ne ha a listino la bellezza di circa 4.400. Ma procediamo con calma, ordine, e facciamo chiarezza.
Quando (e perché) sono nate le criptovalute
Le cryptocurrency nascono a inizio 2009 con la creazione, appunto, del Bitcoin. E da allora non hanno mai smesso di intrigare e far discutere, sia i comuni cittadini sia chi lavora nel mondo della finanza e del trading.
Tuttora sono considerate materia di nicchia, da ultra nerd, hacker o addetto ai lavori, ma in realtà non se ne è mai smesso di parlare neanche al bar, per dire. E, anzi, il 2020 ha rappresentato un anno d’oro – e il 2021 promette altrettanto bene – per questo mondo profondo, oscuro, sconosciuto.
Una piccola parentesi: non è un caso che le criptovalute siano nate in seguito (e in risposta) alla crisi economica mondiale del 2007-2008; sono state concepite, sviluppate e strutturate, infatti, per compiere transizioni di denaro, aggirando il sistema bancario, slegandosi da esso.
Tra mining e blockchain
Per anni abbiamo sentito etichettare le monete digitali come una bolla, truffa, speculazione finanziaria, che strizza l’occhio alle frodi, al mercato nero e all’evasione fiscale, oppure ne abbiamo sentito parlare bene, come il futuro (digitale) della cartamoneta. Come spesso succede e come dicevano i latini, la virtù sta nel mezzo.
Di sicuro le criptovalute sono borderline (per non dire over) e infatti sono nate per fare loschi affari di qualsiasi tipo nel deep web, ma allo stesso tempo è indubbio che la tecnologia dalla quale vengono create (mining) e sulla quale si basano per esistere e “funzionare” (blockchain), ovvero, essere scambiate, vendute, comprate, è il futuro delle transizioni di denaro.
Il tema è complesso e complicato e cercare di spiegare questa galassia – in modo conciso semplice – non è cosa facile. Ma noi continuiamo a provarci. E, per non mettere ulteriore carne al fuoco, citiamo ma non approfondiamo (può essere paradossale, lo sappiamo, ma ci torneremo su, prossimamente) i due pilastri fondamentali delle cryptocurrency, ovvero la blockchain e il mining, per i quali vi rimandiamo a sua santità Wikipedia, così da non trasformare questo articolo in un libretto delle istruzioni.
La Borsa delle criptovalute
Come scritto nel primo paragrafo, esiste una Borsa ufficiale delle monete digitali e questo mercato si chiama CoinMarketCap, che ne tiene in listino circa 4.400, per un valore complessivo di diversi bilioni e con margini di crescita potenzialmente infiniti. (Basti infatti pensare che il solo Bitcoin – per averne un’unità bisogna sborsare circa 58mila dollari – ha una capitalizzazione di mercato di oltre mille miliardi di dollari).
In soldoni, per cercare sempre di fare il più possibile chiarezza, ogni singola criptovaluta può essere considerata come un’azione quotata appunto in Borsa, con la particolarità che questo titolo rappresenta se stesso in quanto cryptocurrency, e non la quota della proprietà di una società (a meno di considerare ogni singola moneta digitale proprio come una società in tutto e per tutto, anche se nella pratica così non è).
Insomma, investire denaro nel mercato finanziario parallelo delle monete digitali, non meno ricco di soldi e di (possibili) affari rispetto a quello tradizionale e istituzionale (anzi!), rappresenta tanto una possibilità quanto una reale opportunità di business. Ecco, abbiamo scoperto l’acqua calda visto che questa corsa all’oro (digitale) è iniziata da una decade. Ovviamente – seconda banalità – è bene investire i propri risparmi con cognizione di causa, dopo aver studiato tanto e bene, se non si vuole rimanere delusi, scottati, fregati e più “poveri” di prima.
Non c’è due senza tre e allora – terza ovvietà – chi si vuole approcciare a questo mondo con l’intenzione di arricchirsi deve comportarti proprio come chi, per fiuto, passione e/o lavoro, investe in Borsa o fa trading, conscio però del fatto che il “sesto senso”, lo studio serrato e il duro lavoro potrebbero non bastare: è la (cripto)finanza, bellezza!
Il futuro della criptovalute
Nonostante il 2020 sia stata un’ottima annata per le monete digitali e il 2021 sembra essere partito sulla stessa falsariga, all’orizzonte sembrano avvicinarsi nubi minacciose: qualcuno, al momento in India, si sta muovendo per rendere illegali i Bitcoin, e tutti i suoi fratelli e sorelle. Da anni, infatti, i gotha della finanza e della tecnologia come Warren Buffett e Bill Gates, giusto per citarne due, si sono espressi duramente contro le criptovalute – definendole “veleno per topi” il primo e “dannose per l’ambiente” il secondo (sì, perché il mining e la blockchain consumano assai) – augurandosi che vengano messe fuorilegge, che venga staccata loro la spina.
Che accada è possibile, ma ci pare improbabile, proprio per la natura stessa delle criptovalute, nate per sgusciare dai controlli e dai confini nazionali (indiani e non). A far da contraltare all’accoppiata di detrattori Warren-Gates ecco il re del tech Elon Musk, che non ha fatto all-in solo su Tesla, Marte e i treni a lievitazione magnetica, ma anche sulle criptovalute.
Il tempo ci dirà chi ha ragione.
In origine fu il Bitcoin, ma non da oggi c’è tanta, tantissima vita oltre al Bitcoin.
C’è un mare magnum di criptovalute, che è bene conoscere almeno in superficie. Per sapere che cosa sono, per poterne parlare, con cognizione di causa, anche al bar (quando potremo tornare ad andarci…!).