Il turismo responsabile è, come si legge nella definizione ufficiale, “quel tipo di turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica nel rispetto di ambiente e culture”. Il turismo sostenibile, invece, “mira a soddisfare le esigenze dei viaggiatori e degli ospitanti migliorando le opportunità per il futuro“. Detto così è tutto molto chiaro per gli addetti ai lavori, ma anche molto freddo e poco allettante per chi deve scegliere un viaggio e farlo secondo queste definizioni.
Perché si dovrebbe pianificare una vacanza secondo i dettami del turismo responsabile o sostenibile, stando attenti a decine di dettagli quando si può, invece, far tutto più velocemente affidandosi ad un’agenzia che si occupa di tutto? Perché dietro le parole tecniche c’è una realtà preziosa, che mira al benessere della natura e di chi la abita, come l’uomo. Il turismo responsabile/sostenibile è una vera e propria risorsa, che va scoperto e sfruttata.
Turismo responsabile e sostenibile: perché sceglierlo?
Nonostante sembrino due cose diverse, e nel dettaglio lo sono, questi due tipologie di turismo possono essere considerati un “team”: l’uno non esclude l’altro. Al di là delle definizioni, turismo responsabile significa valutare se e come un’attività turistica possa aiutare economicamente il territorio che la ospita e il benessere dei suoi abitanti. Il turismo sostenibile mira a valorizzare le piccole perle nascoste di ogni comunità, anche se non è famosa, in modo da far gravitare l’interesse dei viaggiatori anche su di essa. Senza fretta, con molta calma e rispettando la natura.
Quali benefici se ne ricavano?
Scegliere una vacanza “responsabile/sostenibile” significa andare a scoprire realtà lontane dal turismo selvaggio “di massa”. Significa regalare, in questo modo, un aiuto economico a luoghi bellissimi che meritano, ma che spesso restano dimenticati dal resto del mondo. In cambio se ne riceve una vacanza unica, tranquilla, dove non si deve sgomitare o fare la fila per vedere monumenti, eventi o per degustare bontà locali. Se ne esce arricchiti di benessere e di cultura.
I territori, a loro volta, dovrebbero attrezzarsi per un turismo responsabile/sostenibile in modo da valorizzarsi e promuoversi, ciascuno con i propri mezzi, aprendosi al mondo intero. Non importa se l’unico monumento del paese è una chiesetta del ‘600 dentro una vigna. Se ben valorizzata, quella chiesetta da sola può avere una storia interessante e si può associare all’assaggio di un buon vino locale.
Come fare turismo responsabile/sostenibile?
Le regole per i viaggiatori, per fare un buon turismo responsabile/sostenibile sono poche ma preziose:
- scegliere luoghi non troppo lontani, così da essere raggiunti facilmente anche in bicicletta o con spreco minimo di benzina;
- scegliere località e percorsi che si possano visitare a piedi;
- alloggiare in strutture eco-friendly, meglio se attrezzate con energie alternative e buon smaltimento rifiuti;
- rispettare le usanze del posto, gustare le specialità enogastronomiche locali (meglio un arancino/un’arancina o una bagnacauda piuttosto che un hamburger da fast food!).
Inutile dire che il viaggiatore che ama il turismo responsabile non inquinerà l’ambiente nemmeno con una carta da caramella. E se possibile userà biglietterie online invece di quelle tradizionali per evitare consumo di carta!
Ma il territorio che vuole proporre turismo responsabile o turismo sostenibile, come si organizza? Andando alla ricerca di luoghi interessanti, anche piccoli e sconosciuti ma magari legati a leggende o percorsi naturalistici. Promuovendo queste località e le piccole strutture (B&B, agriturismi, trattorie) che nelle immediate vicinanze possono accogliere i viaggiatori.
Si attrezzerà con mezzi pubblici elettrici o a metano, con piste ciclabili e con applicazioni che consentano il rilascio di biglietti online, il pagamento online e altre facilitazioni che evitino pressioni sull’ambiente. Basta poco, qualche sacrificio iniziale, per ottenere in cambio un ritorno economico e un territorio più sano e vivibile.
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