Il noto servizio di streaming Netflix farà uscire un nuovo film ogni settimana. Nella presentazione del catalogo 2021, star del calibro di Gal Gadot, Dwayne Johnson, Ryan Reynolds – e molti altri – hanno anticipato i titoli che vedremo quest’anno. Ora, sappiamo che il consumismo è il fenomeno del nostro tempo, un comportamento diffuso nei paesi maggiormente sviluppati che consiste nel bisogno e nel desiderio di comprare sempre nuovi prodotti di consumo. Ma per quanto riguarda Netflix, in realtà, l’abbonamento alla piattaforma streaming rimane, per il momento, inalterato. Aumenta esclusivamente l’offerta, mentre la domanda è invariata.
Non una corsa sfrenata agli acquisti, quindi, quella degli abbonati a Netflix.
E nemmeno comporta effetti negativi, quali l’inquinamento e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali presenti sul pianeta, tipici di un comportamento consumista. Ma allora qual è la fregatura? Che cos’è quella leggera sensazione che ci fa storcere il naso? Dovremmo essere contenti di avere una così grande possibilità di scelta.
Si stima che in Occidente vengano acquistati abiti per il 400% in più rispetto a venti anni fa. In questo periodo gli indumenti sono diventati sempre più economici e di conseguenza la qualità è diminuita. Le persone vengono indotte a comprare sempre più abiti che sono conservati per un brevissimo periodo. La nostra memoria funziona nello stesso modo. Ce lo ha insegnato Benedict Cumberbatch nella serie Sherlock. Più dati assimiliamo, più non saremo in grado di conservarli per lunghi periodi.
Per questo motivo la quantità di prodotti e la velocità con cui vengono proposti ad alcuni fanno storgere il naso, temendo che il pensiero non ci si leghi intorno nella maniera giusta.
La conseguenza della quantità di titoli cinematografici presenti su Netflix potrebbe essere la diminuzione della qualità. Il rischio diventa quello di guardare un film di sottofondo. Mentre si sta facendo altro, in piena modalità multitasking. Non è un problema. È una scelta personale quella di assimilare contenuti nel modo desiderato. Ma tutto ciò può far accendere un segnale d’allarme a lungo termine, nel momento in cui streaming e social bombardino le menti fino al punto di perdere la capacità critica del pensiero. Il dibattito intorno agli effetti cognitivi della digitalizzazione, infatti, si articola anche intorno al tema dell’attenzione. Secondo alcune ricerche, gli ambienti digitali possono condurre a un decadimento delle facoltà cognitive tradizionali quali la capacità di concentrazione e la memoria.
Insomma, un film rimane un’opera d’arte, come un libro o un quadro.
Per cui è importante conservare un giudizio critico, anche solo per fare conversazione dopo la visione. La quantità di titoli presenti ci obbliga a fare una cernita accurata, a priori, per cercare la qualità. Una selezione difficile, che a volte dura tanto quanto la puntata di una serie. Ma in quel momento di scelta, stiamo già mettendo in moto un giudizio critico.