Possiamo affermarlo con estrema franchezza: XFactor ha conosciuto il primo vincitore dell’edizione 2020. Non un vincitore ufficiale, sia chiaro: quello vero lo si conoscerà solo la notte della finalissima mentre quello degli ascolti, dei numeri e delle classifiche è ancora troppo presto per decretarlo.
L’XFactor delle emozioni, quello no.
In questo Roccuzzo ne è uscito inequivocabilmente vincitore.
Riuscendo a strappare i famigerati 4 sí ai giudici nel corso delle audizioni.
Riuscendo a far piangere Emma Marrone durante la performance del brano “Promettimi” (Elisa). Riuscendo, addirittura, a incantare milioni di telespettatori a casa, gli stessi che un secondo dopo l’inaspettata eliminazione del loro pupillo gli si sono stretti in un virtuale abbraccio solidale, inonandolo di messaggi di conforto e tante belle parole.
Un’esibizione convincente la sua, talmente tanto da lasciar intendere che Roccuzzo una chance di arrivare fino in fondo al programma la potesse avere. Un’attitudine vera, genuina quello che il cantante di origine siciliana – che lavora attualmente a Luino in qualità di cameriere – ha mostrato in quei pochi secondi sul palco. Che nasconde però una lacerante verità: l’ansia. Roccuzzo è ansioso, vive il palco con quella sensazione di non essere o sentirsi mai all’altezza della situazione. Per lo meno fino all’attimo in cui impugna il microfono. Da lí incanta. Una debolezza sincera, genuina che forse debolezza non è, mai tenuta nascosta, mai voluta nascondere.
Si arriva alla fase successiva, i Bootcamp. Emma decide di avvalersi della competenza di Dardust, un produttore di grande valore che ben conosce le dinamiche della discografia italiana. Gli chiede un suggerimento, un’opinione per sapere quali componenti della sua squadra dispongano delle qualità in grado di poter affrontare i Live. Roccuzzo è bravo, capace, vocalmente dotato ma ansioso, tanto ansioso: una caratteristica ritenuta fragilità. Dardust confessa a Emma le sue perplessità legate alla lucidità con cui il concorrente avrebbe affrontato il palcoscenico. Instillando il dubbio se potesse, o meno, riuscire a sopportare la tensione del programma.
Una vulnerabilità costatagli la bocciatura: troppo concreto il rischio che l’esibizione Live potesse risucchiare Roccuzzo in una spirale da cui difficilmente si sarebbe ripreso. Fragilità che l’ha posto nelle condizioni di trovarsi meno pronto rispetto agli altri concorrenti, più rassicuranti da un punto di vista attitudinale, di lucidità, di maturità.
Il tempo, in questo senso, si rivelerà giudice vero. Nel frattempo, permane un senso di incertezza per quello che poteva essere e invece non è stato. Roccuzzo sarebbe stato in grado di vincere la sfida dei Live? La sua voce sarebbe stata nitida, chiara o avrebbe risentito di qualche trattenuta che un’esibizione Live tende inevitabilmente a comportare? E magari uno stato d’ansia – difficilmente domabile – a palesare? Non lo sapremo. Per lo meno sul palco di XFactor. Roccuzzo è rimasto nella testa e nelle orecchie degli italiani. È piaciuto, ha convinto, ha sedotto. Ecco da dove ripartire.