Ci saranno mai gli eSports alle Olimpiadi? Un argomento di cui si torna a parlare molto spesso ed una manciata di giorni fa, esattamente il 12 dicembre 2020, si è tenuto il nono Olypmic Summit, riunione che ha visto la partecipazione dei rappresentanti del movimento olimpico. Quest’anno però, a causa della pandemia di Covid-19, anche l’organizzazione del summit ha subito delle variazioni rispetto agli anni precedenti: si è optato infatti per una conferenza online.
Durante il meeting si è discusso dei vari argomenti all’ordine del giorno e particolare attenzione è stata rivolta ai giochi olimpici e paralimpici di Tokyo 2020 (anzi, 2021, visto che anche questi ultimi sono slittati di un anno a causa del coronavirus), a Pechino 2022 e alla lotta internazionale contro il doping.
Ma all’ordine del giorno vi erano altri due punti estremamente importanti. Prima di tutto, la “Regola 50” della Carta olimpica, che vieta qualsiasi propaganda politica, religiosa o razziale in qualsiasi ambito o luogo che interessi i giochi olimpici.
In secundis, lo snodo rappresentato dagli sport virtuali (i famosi eSports) e dal gaming.
Il presidente del gruppo di collegamento per gli eSports e il gaming, David Lappartient, ha delineato quali siano le differenze sostanziali tra eSports e gaming, facendo mettere agli atti che tutte le Federazioni internazionali dovranno rendere disponibile le versioni digitali delle rispettive discipline, assicurandosi che si svolgano competizioni eque e all’insegna della sportività.
Il contributo apportato dai gamer risulta infatti indispensabile per la diffusione dei valori dello sport tra le più giovani generazioni, che sono sempre più attente al mondo dei videogames e degli eSports.