Pegasus: lo spyware che ha spiato tutti

Spyware Pegasus

Pegasus, lo spyware israeliano venduto agli Stati per combattere il terrorismo, avrebbe spiato politici, giornalisti, attivisti e avvocati. A rivelarlo è un’inchiesta congiunta di 80 giornalisti e 17 testate giornalistiche in 10 Paesi coordinata dall’organizzazione giornalistica no profit Forbidden Stories e Amnesty International.

L’inchiesta

NSO è un’azienda tecnologica israeliana che ha realizzato il software di Pegasus, uno spyware che – a quanto dichiara la NSO Group, è utilizzato dai Paesi del mondo per servizi di intelligence e indagini giudiziarie. Pegasus nel 2020 ha spiato 36 giornalisti di Al Jazeera. Dietro l’operazione c’erano i governi degli Emirati Arabi e dell’Arabia Saudita. A scoprirlo i ricercatori della Citizen Lab dell’Università di Toronto. Tramite Whatsapp e iMessage lo spyware viene installato nel cellulare della persona senza che se ne accorga, e così può essere controllato da remoto. Messaggi, telefonate, email, informazioni del calendario, rubrica telefonica, archivio foto e video, attivazione della fotocamera, uno spionaggio completo a 360 gradi.

La nuova inchiesta ha visto la collaborazione attiva di testate e giornalisti, per un lavoro vasto e documentato. A partecipare ci sono stati: The Guardian, Le Monde, The Washington Post, Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, Aristegui Noticias, Radio France, Proceso, OCCRP, Knack, Le Soir, Haaretz/TheMarker, The Wire, Daraj, Direkt36, PBS Frontline , con il supporto tecnico di Amnesty International’s Security Lab.

Nel mirino degli “spioni” ci sono finiti i governi più autoritari: Ungheria, Azerbaijan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kazakistan. Sotto controllo c’erano oltre 50 mila persone, tra cui anche il Presidente Francese Macron, insieme ad altri 600 politici, 189 giornalisti, 85 attivisti e 65 manager aziendali. Uno spionaggio su larga scala che ora dovrà essere spiegato.

Le reazioni degli accusati Pegasus

NSO Group ha smentito i capi d’accusa. Per loro l’inchiesta è esagerata e infondata:

“L’Nso Group nega con decisione le false accuse portate dalla vostra inchiesta. Queste accuse sono in buona parte teorie non corroborate, che sollevano seri dubbi sulla credibilità delle vostre fonti e sul centro della vostra inchiesta. Le vostre fonti vi hanno fornito informazioni che non poggiano su alcuna base fattuale”.

Mentre il Marocco si affretta a citare in giudizio Amnesty International e Forbidden Stories. L’accusa è diffamazione e la prima udienza è già fissata per l’8 ottobre. L’avvocato del Paese ha già dichiarato:

“È sciocco pensare che il regno del Marocco possa aver intercettato o ascoltato un telefono come quello del capo dello stato francese. Non ci sono prove materiali. L’Nso, l’azienda israeliana che sembra essere la fornitrice di questo software Pegasus, non ha mai avuto alcun legame contrattuale o commerciale con il Marocco”.

Ma prima che si arrivi al processo ci vorranno almeno 2 anni. Fino ad allora il caso Pegasus Project si sarà sgonfiato notevolmente.

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