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Il nucleare green divide la Commissione Europea

nucleare green

Nucleare green sembra un ossimoro, eppure è una realtà. Secondo gli esperti del Joint Research Centre, infatti, l’Europa può investire sull’atomo, perché non è più dannoso delle altre fonti energetiche. E così anche lo stoccaggio dei rifiuti nucleari: se fatto in luoghi appositi, sarebbe assolutamente sicuro e sostenibile. Ma non la pensano così tutti gli Stati Europei.

Pareri divisi

Come abbiamo imparato dalla pandemia, esistono esperti per ogni tesi. Vi ricordate la sfilata di professionisti o presunti tali che abbiamo visto durante il primo anno di covid? Ecco, sul nucleare la situazione è simile: non c’è un punto di accordo.

Se gli esperti incaricati del Joint Research Centre dicono sì, il Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente e i Rischi Emergenti (Scheer) è contrario. E pensare che secondo il JRC l’impatto del nucleare è più basso sull’ambiente rispetto agli impianti fotovoltaici:

“L’analisi non ha rilevato l’esistenza di evidenza scientifica che dimostri che l’energia nucleare faccia più danni alla salute umana o all’ambiente rispetto ad altre tecnologie di produzione di elettricità”.

Una valutazione positiva motivata dal fatto che la fonte energetica in questione non produce emissioni di anidride carbonica. Ma non solo, anche in caso di incidenti, le centrali di ultima generazione sarebbero sicure.

Perché tutto questo interesse per il nucleare?

Sorge spontanea la domanda – visto che fino a qualche anno fa il solo termine “nucleare” avrebbe fatto ripensare ai disastri ambientali di Chernobyl – perché ritornare a questo tipo di energia? In pratica la fusione dell’atomo è molto importante per gli investimenti, in particolare per quelli della transizione ecologica post covid. L’energia prodotta permetterebbe l’indipendenza da fonti come il petrolio – dannoso per il pianeta – e la possibilità per gli Stati che lo importano di svincolarsi da chi ne è detentore.

Le nazioni a favore del nucleare sono la Francia (che lo sfrutta già, utilizzandolo come fonte energetica per ben il 77% del suo fabbisogno), la Slovenia, l’Ungheria e la Svezia. Germania e Belgio, invece, lo stanno definitivamente abbandonando, mentre Grecia, Portogallo, Irlanda, Polonia e Italia non hanno centrali attive.

Il dibattito sul tema è più che mai aperto. Incide soprattutto lo smaltimento delle scorie nucleari, e in generale le tempistiche di un possibile smantellamento e stoccaggio delle centrali presenti sul territorio europeo. Inoltre, che prezzo avrebbe? Un calcolo è stato fatto dalla Commissione Europea: servirebbero 268 miliardi di euro. Un costo non da poco, sommato al fatto che alcune scorie nucleari possono rimanere pericolose per ben 250 mila anni. Insomma, facendo due conti, questo nucleare è la scelta migliore per un futuro green?

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