Grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più all’avanguardia, il settore del gaming sta attraversando un periodo di grande espansione. Con l’evoluzione, tuttavia, arrivano anche i risvolti negativi. Il gaming disorder ad oggi è catalogato come una vera e propria patologia. Si sente il bisogno, quindi, di valorizzare questo settore, ma anche si sensibilizzare sui rischi che si corrono a causa di un gaming ossessivo e prolungato. Ed è qui che entra in gioco Qlash.
Ma andiamo con ordine. Il gaming è ancora un argomento su cui si discute molto e intorno a cui ruotano opinioni contrastanti. Il timore comune è quello che si possa sprecare tempo prezioso o sacrificare la socialità per dedicarsi a un genere di attività “alienante”. È doveroso dire che il gaming, come ogni attività, praticata senza regole e freni può rivelarsi dannosa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2019, ha stabilito che il gaming disorder può essere catalogato come una vera e propria patologia psicologica. Per prevenire la diffusione dei casi e sensibilizzare le persone, è stata organizzata una campagna che ha coinvolto diversi enti e organizzazioni. Oltre alla prevenzione, l’obiettivo è anche quello di evidenziare come i videogames abbiano un’alta valenza come mezzi di integrazione e socialità, anche a distanza.
L’iniziativa di Qlash per la sensibilizzazione
Qlash, un’organizzazione internazionale specializzata nell’ambito del gaming e gli esports, è molto attiva in questo processo di sensibilizzazione. Il fondatore dell’associazione è Luca Pagano, noto campione di poker e imprenditore veneto. Qlash, in questi pochi anni di attività, ha riscosso un enorme successo, accumulando consensi e sostenitori tra le community dei più grandi videogames al mondo. L’azienda è tra le più forti e competitive in Italia ma anche a livello internazionale. Il team di Qlash, infatti, è classificato tra primi cinque in Europa. Il roaster conta anche due campioni del mondo in due differenti videogame: Riccardo Romiti per StarCraft 2 e Diego Campagnani, campione di FIFA’20.
Come abbiamo imparato a capire nell’ultimo periodo, soprattutto con il riconoscimento degli Esport come disciplina olimpica, il mondo che ruota attorno a questa categoria è molto più vasto di quello che si possa pensare. I gamer, infatti, possono essere visti come veri e propri atleti e, di conseguenza, sono affiancati da figure professionali come psicologi, personal trainer e fisiatri. Dal punto di vista della comunicazione e del personaggio pubblico, invece, ci sono media manager ed esperti che spesso curano i profili social dei vari atleti.
L’Education Lab di Qlash
Grazie anche a questa solida community, è stato possibile per Qlash dar vita al progetto dell’Education Lab, partito nel 2018. L’iniziativa e di carattere educativo e interessa principalmente le scuole secondarie. In queste, infatti, possono essere organizzati delle “conferenze” e workshop, in modo da esplorare gli aspetti più profondi del gaming direttamente insieme agli studenti.
Il progetto è partito con l’accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, che si è dimostrato ben disposto nei confronti dell’iniziativa. Sono seguite le ricerche e gli eventi con i singoli enti interessati all’offerta. Gli incontri hanno visto partecipi anche figure di spicco del mondo dei videogames che si sono impegnati nel raccontare gli aspetti positivi ma anche quelli più impegnativi del settore.
Nonostante ci sia una grande componente di divertimento, infatti, bisogna comprendere come ad un certo livello divenga un lavoro. Come tale, quindi, comporta un forte impegno e una grande dedizione e professionalità. Al centro dei vari eventi, tra l’altro, ci sono stati molti media manager che hanno illustrato al meglio quanto lavoro, organizzazione e pressione bisogna gestire ad alti livelli. Ci sono ovviamente anche gli aspetti positivi, ed educativi, che portano la persona a migliorarsi continuamente e a interagire con altri gamers.
La Qlash House, una delle gaming house più grandi d’Europa
Quella di Qlash è una delle gaming house più grandi a livello europeo. Con base a Treviso si trova in un edificio di ben 2.500 mq. A Valencia, inoltre, la società possiede una gaming house gemella che permette a gamer e streamer di lavorare al meglio delle proprie possibilità. Oltre alle postazioni dei vari atleti, la struttura offre un luogo dove vivere ai vari gamer durante le fasi di ritiro e di gaming più intenso.
Lo studio televisivo integrato alla gaming house, poi, fa capire la totalità di questo lavoro. Questo tipo di attività, infatti, espone gli atleti a una grande pressione mediatica e a una responsabilità nei confronti degli spettatori. Bisogna prestare attenzione a ogni particolare, come assicurare buone prestazioni in vari videogames, comunicare con i propri fans attraverso le varie piattaforme e i vari social, e tenere alto il livello di interesse nel tempo.